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ELENA

di Ghiannis Ritsos

traduzione di Nicola Crocetti

con ELENA ARVIGO

regia  MONICA CONTI

 

una produzione Zerkalo

Questo soliloquio del poeta greco Ghiannis Ritsos è tratto dalla raccolta” Quarta dimensione” ed è stato scritto durante i lunghi anni di detenzione nei campi di concentramento di Karlovasi (Samo) del regime militare del colonnelli, che con un colpo di Stato prese il potere in Grecia dal 1967 al 1974. La maschera della mitologia serviva al poeta per eludere la rigida censura del regime: , fingendo di scrivere della classicità, Ritsos denunciava le malefatte e la tragica realtà di un Paese schiacciato dalla morsa dei moderni tiranni.

 

L’Elena di Ritsos, dall’età indefinibile, è il simbolo della bellezza e della sua caducità. Lamenta il passare del tempo che tutto travolge: ricordi, affetti, eventi; rimpiange l’amore perduto; rievoca l’antico splendore; si duole della inevitabile perdita di senso delle cose: «a poco a poco le cose hanno perso senso, si sono svuotate; /d’altronde ebbero mai alcun senso?». Ma ecco apparire in questa sorta di naufragio esistenziale una speranza fuggevole e nello stesso tempo tenace, come le piantine che rompono la dura crosta d’asfalto o le erbacce che, malgrado tutto, crescono sulle rovine e le ricoprono. C’è qualcosa che si salva dalla distruzione di cose ed eventi e storie. Ed è quella volontà indomita dell’uomo di combattere per il suo sogno, quel resistere alle ingiustizie e ad un potere opprimente (sociale o naturale) che forma il nucleo eterno della storia umana e ne attesta la bellezza.

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Chi è Elena? Perché ci fu la guerra di Troia? La guerra è forse sempre per un inganno ?Chi sono gli eroi? E dopo la guerra, cosa rimane ? In questo viaggio ogni nuovo pensiero mette in discussione il precedente. "Elena “ e’ il racconto di un viaggio nel tempo che solo il mito ci concede di fare e rifare per rinnovare il senso e la coscienza di ciò che fu. Comprendere il passato per riuscire a collocarci nel presente.

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